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    MANGIACADAVERI VS VEGANI

    3 anni ago · · 0 comments

    MANGIACADAVERI VS VEGANI

     Il termine “mangiacadaveri” coniato dagli amici vegani lo trovo molto simpatico, anche se spesso viene utilizzato in tono dispregiativo, accompagnato da un’aura di avversione figlia a sua volta di una compassione non equanime.

    Tralasciando la questione etica vorrei concentrarmi sull’aspetto karmico che ne consegue nel nutrirsi di carne, piuttosto che di prodotti vegetariani o vegani.

    Innanzitutto va detto che qualunque essere vivente che abiti questo pianeta, escluse rare eccezioni che vedremo in seguito, produce del karma negativo ogni volta che si nutre di qualsiasi tipo di cibo, poiché finisce inevitabilmente a far parte del ciclo di sofferenza che coinvolge la morte di ogni sorta d’animale.

    Per quanto riguarda il nutrirsi di carne è abbastanza elementare comprendere come questi animali vengano uccisi e macellati e quanto possa essere grande la loro sofferenza in questo processo di morte violenta, ma occorre anche capire che la coltivazione di vegetali richiede comunque il sacrificio di piccoli animali che vivono nel terreno durante l’aratura, o la morte di insetti falciati nel periodo del raccolto, oppure uccisi con l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti.

    Ricordo un racconto su Kalu Rimpoche. Un grande maestro realizzato.

    Alcuni suoi discepoli rimasero ammutoliti vedendolo divorarsi una bistecca.

    Il Maestro si rivolse chiedendo loro se stava dando fastidio poiché ne comprendeva il disagio, rispose che anche loro stavano bevendo del the, a sottolineare che anche dietro a quel comportamento apparentemente innocuo, si nascondeva comunque un processo di sofferenza.

    Pertanto è bene essere consapevoli che qualunque cibo decidiamo di mangiare, finiamo inevitabilmente per creare sofferenza e un karma negativo, in quanto esseri organici.

    Normalmente la maggior parte delle persone non è in grado di sperimentare una compassione equanime, infatti ha la tendenza di provare più empatia per i mammiferi di media o grande taglia, mentre fatica a nutrire la stessa compassione nei confronti di animali considerati culturalmente sgradevoli, come topi, rettili o ragni. In realtà tutti gli esseri viventi provano ugualmente dolore durante la morte, non dovrebbero esserci favoritismi!

    Allora vi chiedo quale sia il fattore predominante che determina un karma maggiormente negativo nel mangiare una salsiccia, piuttosto che un’insalata con pomodori.

    Ebbene la risposta è insita nella volontarietà dell’uccisione dell’animale: nel consumo di vegetali manca la volontarietà diretta nell’uccidere degli animali durante la realizzazione del prodotto e ciò comporta un karma meno negativo rispetto al consumo di carne, che al contrario prevede l’uccisione volontaria dell’animale, questa è la grande differenza.

    Ad ogni modo come ho scritto in precedenza ci sono delle rare eccezioni, poiché la maturazione del karma dipende anche dal nostro grado di comprensione e di realizzazione della mente illuminata: esistono infatti dei racconti di maestri realizzati (per esempio Tilopa quando incontra per la prima volta Naropa) in grado di liberare istantaneamente il principio cosciente dell’animale mangiato e di veicolarlo verso rinascite superiori, ma non credo sia il nostro caso.

    Personalmente ritengo che la decisione di essere onnivori, vegetariani o vegani debba dipendere esclusivamente dalla nostra sensibilità interiore, evitando di creare attriti o tensioni nella mente, poiché scelte forzate porterebbero di sicuro ad emozioni disturbanti maggiori, con la conseguenza di un karma ancora più nefasto, come avviene anche nel caso della non accettazione e del conseguente giudizio di chi fa scelte differenti dalle nostre.

    Per esempio alcuni vegani, forti della scelta etica a loro giudizio corretta, nutrono disapprovazione nei confronti degli onnivori, alimentando emozioni di avversione e rabbia, purtroppo più deleterie delle tendenze egoiche che portano gli onnivori a consumare carne.

    Il rischio è quello di creare un karma sicuramente meno negativo dovuto alla consumazione del cibo vegetale, ma contemporaneamente ne viene prodotto un altro più pesante dovuto alla continua avversione, finendo per bruciare i meriti precedentemente acquisiti.

    Per fortuna esistono anche dei metodi o mezzi abili che diminuiscono l’effetto negativo del karma: è possibile infatti offrire mentalmente il cibo da consumare ai tre gioielli (Buddha, Dharma e Sangha) per mezzo di preghiere specifiche; oppure ci sono mantra da pronunciare come quello di Chenrezig, il Buddha della compassione (OM MANI PEME HUNG) che possono essere ripetuti anche quando troviamo degli animali morti sulla strada, facendo gli auspici che possano rinascere a miglior vita; esiste anche un mantra specifico per la carne (per riceverlo occorre però avere preso rifugio) che pronunciato e soffiato sopra il cibo, crea un legame positivo con l’animale, andando da una parte a mitigare il karma negativo di chi lo mangia e dall’altra a giovare l’anima dell’animale stesso, affinché possa ottenere una rinascita favorevole.

    Ad ogni modo i consigli più semplici sono quelli di mantenere una certa consapevolezza mentre si mangia, di evitare di ingerire cibo quando nella nostra mente sono presenti forti emozioni come la rabbia e infine di sviluppare gioia e gratitudine verso l’animale che ha donato la sua vita per noi. Rimangono giusto le ultime considerazioni importanti sul consumo di carne che riguardano la gravità nell’uccisione degli animali, ovvero nel caso vengano uccisi volontariamente per divertimento come nella caccia (volgarmente chiamato sport), oppure nel caso lo si faccia come lavoro, come avviene per molti macellai. È abbastanza intuibile in questi casi quanto il karma risulti essere pesante e porti a rinascite in mondi inferiori.

    Un’altra aggravante karmica di livello minore rispetto all’uccisione diretta, corrisponde nel commissionare a qualcuno un animale per il desiderio di mangiarlo, come chiedere una preda ad un cacciatore, oppure scegliere al ristorante un’aragosta dall’acquario.

    Inoltre alcuni lama sostengono che sia preferibile cibarsi di grandi animali, piuttosto che di piccoli, poiché in questi casi la morte di un unico animale di grandi dimensioni può sfamare molti uomini, mentre occorrono moltissimi piccoli animali per sfamare un’unica persona (esempio della mucca e dei gamberi). Infine va aggiunto che per quanto riguarda la pratica meditativa, la carne contiene delle proteine più difficili da digerire rispetto a quelle vegetali, per questo motivo produce uno stato di torpore mentale più prolungato nel tempo, di conseguenza nei ritiri solitamente si mangia cibo solo vegetariano o vegano.

    Ecco che risulta abbastanza comprensibile che in un percorso volto alla crescita spirituale venga consigliata la diminuzione del consumo di carne.

     

    Visita la mia pagina fb Matteo Ferrarini Counselor Olistico