Attività di interesse

    CounselingMeditazioneReikiRegressioniCristalloterapiaBuddhismo

     

    NGONDRO: CINTURA NERA DI BUDDHISMO

    3 anni ago · · 0 comments

    NGONDRO: CINTURA NERA DI BUDDHISMO

    Finalmente sono riuscito a terminare il Ngondro.

    Il Ngondro è l’insieme delle quattro meditazioni preliminari del lignaggio kagyupa, che di solito vengono completate nei ritiri monacali triennali, durante il primo anno di pratica.

    Ho come l’impressione di aver raggiunto un traguardo di vitale importanza, d’altronde sono anni che ogni giorno mi dedico alla pratica personale con costanza certosina.

    All’inizio credevo che fosse quasi impossibile riuscire come da tradizione, a ripeterle per ben centoundicimilacentoundici volte (si fa persino fatica a scriverlo) e invece il tempo e la forza di volontà mi hanno dato ragione, anche se devo ammettere che l’esempio di alcuni amici che sono riusciti a completarlo prima di me ha contribuito a darmi una notevole spinta, per questo li ringrazio dal profondo del cuore.

    Come recitava una famosa pubblicità, “il Ngondro è per molti, ma non per tutti” e nonostante lo slogan possa apparire leggermente ottimista, l’esperienza personale ha dimostrato che è possibile portarlo a termine con successo, anche vivendo in una moderna società occidentale.

    In altri contesti ho già affrontato le pratiche delle prosternazioni e del guru yoga (la prima e l’ultima), mentre non ho ancora accennato alla seconda e terza pratica.

    Queste, in breve, consistono rispettivamente nella purificazione del karma mentale più grossolano e nella riduzione dell’attaccamento unito allo sviluppo della generosità.

    Una volta concluse queste interminabili meditazioni, ho notato che tende a sorgere una sensazione d’appagamento, proprio come quando un esperto di arti marziali riceve la sospirata cintura nera dal proprio maestro, dopo aver superato l’esame finale.

    La verità è che purtroppo non siamo giunti alla fine del percorso, semmai siamo pronti per cominciare a preparare seriamente il nostro primo combattimento, ma attenti, il nemico è sempre alle porte!

    Ricordo le parole del mio maestro di aikido quando raccontava che diversi allievi avevano lasciato la palestra dopo aver ottenuto la cintura nera, convinti di essere arrivati, quando invece secondo il suo parere erano appena giunti al fatidico momento dove il gioco si faceva duro.

    In effetti era un quarto dan e poteva chiaramente comprendere come l’esecuzione delle tecniche marziali fosse più fluida e i movimenti più armoniosi, rispetto ad una qualsiasi altra cintura nera.

    Ora anch’io mi rendo conto, che nonostante abbia appena superato l’esame di cintura nera di buddhismo, sono ancora lontano anni luce dai miei maestri spirituali che potrei paragonarli all’ottavo dan di buddhismo o anche di più!

    D’altronde hanno meditato per una vita intera, partecipando a numerosi e lunghissimi ritiri di meditazione, ricevendo tantissimi insegnamenti e iniziazioni dai loro maestri radice.

    Con la mia attuale esperienza forse potrei cavarmela nella palestra di casa (il mio gompa), dove la mente è allenata a meditare in un ambiente controllato, ma sono conscio che ho ancora tanta di strada da fare, soprattutto se penso a un combattimento all’aperto, dove per non soccombere è necessario sapersi destreggiare con presenza e compassione alle emozioni taglienti che potrebbero attaccarci in qualsiasi momento.

     

    Per leggere altri articoli visita il mio blog

    REIKI, MOLTO PIÙ DI UN METODO DI GUARIGIONE

    3 anni ago · · 0 comments

    REIKI, MOLTO PIÙ DI UN METODO DI GUARIGIONE

    Esistono numerose leggende che riguardano la nascita del reiki e la vita del suo fondatore Mikao Usui, anche se ultimamente si è fatta molta più chiarezza a tal proposito.

    Usui nacque in Giappone nel 1865 nella prefettura di Gifu, un’epoca in cui nel Paese del sol levante regnava ancora una rigida struttura feudataria e dove i famosi samurai circolavano liberamente per le strade armati di spade.

    La sua famiglia apparteneva al rango più alto dei samurai denominato hatamoto, gli unici che potevano disporre di proprietà terriere, inoltre il loro stemma era contrassegnato dal sole e la luna, simbolo dei Myoken bodhisattva, infatti praticavano il buddhismo Tendai.

    Usui, fin dalla tenera età, fu portato in un monastero Tendai per studiare le materie umanistiche e imparare i precetti buddhisti, dopo di che come da tradizione zen Tendai, cominciò saltuariamente a meditare nelle caverne, portando a termine numerosi cicli di ritiri della durata di 21 giorni.

    Durante uno di questi ritiri effettuati presso il monte sacro Kurama, mosso dall’immensa compassione di poter essere di beneficio per tutti gli esseri senzienti, ebbe una profonda esperienza spirituale e gli apparve nella mente un’emanazione di Avalokiteshvara (il buddha della compassione) che gli trasmise il sistema completo del reiki.

    Mikao Usui decise così di trasmettere gli insegnamenti ricevuti, che in origine erano più estesi e profondi rispetto all’attuale sistema divenuto famoso in occidente, concentrato prevalentemente sul potere di guarigione.

    Difatti all’inizio il reiki non aveva questo nome, ma soprattutto il suo scopo prioritario consisteva in un percorso spirituale completo, volto al raggiungimento della perfezione personale.

    Usui insegnava che “è nella maestria del mistero del sé, che impariamo ad avere effetto sui misteri della vita”, ovvero se siamo in grado di comprendere la nostra vera natura, allora saremo anche capaci di capire la natura reale delle cose e dell’universo intero.

    Questi insegnamenti hanno una profondità tale che non dovrebbero essere confusi con l’attuale pensiero new age, dove il reiki viene spesso scambiato per una tecnica energetico emozionale fine a sé stessa, capace di favorire l’autoguarigione nelle persone, appoggiando banalmente le mani sul corpo.

    Un altro importante insegnamento riguardava la cura interiore dell’individuo, che poteva avvenire solo attraverso la pratica della meditazione, unita a quella esteriore, che comprendeva la comprensione del karma e una corretta condotta etica, considerata la medicina spirituale per tutti i disturbi.

    Quest’ultima veniva condensata in cinque precetti fondamentali da ripetere mentalmente o verbalmente due volte al giorno, seduti in posizione gassho (a gambe incrociate).

    Il primo precetto recita “solo per oggi non ti arrabbiare” e come sappiamo la rabbia è l’emozione disturbante più deleteria che in un istante brucia anche un karma estremamente favorevole;

    il secondo precetto afferma “solo per oggi non ti preoccupare “, ovvero consiglia di andare oltre le speranze e le paure nei confronti di un futuro immaginario che non possiamo conoscere e si può riassumere con il vivere nel “qui ed ora”;

    il terzo precetto espone “solo per oggi sii umile” e lavora sull’illusione causata dall’egocentrismo, che porta a sentirci superiori agli altri;

    il quarto precetto indica “solo per oggi sii onesto nel tuo lavoro” e presuppone il rispetto verso se stessi e gli altri;

    infine il quinto precetto enuncia “solo per oggi sii compassionevole con te stesso e con gli altri” e ci ricorda lo sviluppo della bodhicitta (la compassione equanime), che è il cuore degli insegnamenti buddhisti.

    Come abbiamo potuto constatare, l’originaria pratica del reiki è chiaramente inscindibile dal dharma ed è sintetizzata in questi cinque pensieri basilari ai quali sono state integrate delle antiche tecniche energetiche di origine shintoista, in grado di adeguare questo metodo a qualsiasi tipo di studente, senza che debba per forza aderire ad alcuna fede religiosa.

    Il termine “reiki” non è stato coniato direttamente dal suo fondatore, piuttosto sembra provenire da un generale della marina giapponese di nome Hayashi (colui che trasmise per primo il reiki in occidente in una versione laica più semplificata) e pare si riferisse ai portentosi metodi di guarigione di Usui, del quale era discepolo.

    Mikao Usui definiva il suo metodo una tecnica di guarigione che opera contemporaneamente sul piano energetico (andando a riequilibrare gli scompensi nel nostro sistema energetico) e spirituale (aiutandoci a diventare parte della coscienza universale).

    Risulta abbastanza intuibile che la capacità di guarigione di ognuno, dipenda in particolar modo dal grado di realizzazione spirituale acquisito, insieme al livello di esperienza maturato sul campo, per tale motivo è consigliabile seguire un percorso spirituale profondo e dedicare più tempo possibile alla pratica del reiki.

    Nei giorni nostri ogni persona può decidere liberamente di diventare un operatore reiki, in tal caso vi consiglio di affidarvi ad un maestro scrupoloso che vi trasmetta sensazioni positive.

    Ogni master reiki ha conseguito la necessaria abilitazione per conferire ai novizi le iniziazioni e gli insegnamenti indispensabili, affinché possano a loro volta divenire dei canali in grado di trasmettere al mondo l’energia universale.

     

     

    Per ogni ulteriore informazioni potete visitare la pagina Attività del mio sito e ottenere un appuntamento attraverso il modulo contatti per il trattamento reiki o la possibilità di frequentare i corsi di attivazione alla pratica del reiki.

      Attività di interesse

      CounselingMeditazioneReikiRegressioniCristalloterapiaBuddhismo

       

      segui su Facebook