
3 anni ago · Matteo Ferrarini · 0 comments
REIKI, MOLTO PIÙ DI UN METODO DI GUARIGIONE
Esistono numerose leggende che riguardano la nascita del reiki e la vita del suo fondatore Mikao Usui, anche se ultimamente si è fatta molta più chiarezza a tal proposito.
Usui nacque in Giappone nel 1865 nella prefettura di Gifu, un’epoca in cui nel Paese del sol levante regnava ancora una rigida struttura feudataria e dove i famosi samurai circolavano liberamente per le strade armati di spade.
La sua famiglia apparteneva al rango più alto dei samurai denominato hatamoto, gli unici che potevano disporre di proprietà terriere, inoltre il loro stemma era contrassegnato dal sole e la luna, simbolo dei Myoken bodhisattva, infatti praticavano il buddhismo Tendai.
Usui, fin dalla tenera età, fu portato in un monastero Tendai per studiare le materie umanistiche e imparare i precetti buddhisti, dopo di che come da tradizione zen Tendai, cominciò saltuariamente a meditare nelle caverne, portando a termine numerosi cicli di ritiri della durata di 21 giorni.
Durante uno di questi ritiri effettuati presso il monte sacro Kurama, mosso dall’immensa compassione di poter essere di beneficio per tutti gli esseri senzienti, ebbe una profonda esperienza spirituale e gli apparve nella mente un’emanazione di Avalokiteshvara (il buddha della compassione) che gli trasmise il sistema completo del reiki.
Mikao Usui decise così di trasmettere gli insegnamenti ricevuti, che in origine erano più estesi e profondi rispetto all’attuale sistema divenuto famoso in occidente, concentrato prevalentemente sul potere di guarigione.
Difatti all’inizio il reiki non aveva questo nome, ma soprattutto il suo scopo prioritario consisteva in un percorso spirituale completo, volto al raggiungimento della perfezione personale.
Usui insegnava che “è nella maestria del mistero del sé, che impariamo ad avere effetto sui misteri della vita”, ovvero se siamo in grado di comprendere la nostra vera natura, allora saremo anche capaci di capire la natura reale delle cose e dell’universo intero.
Questi insegnamenti hanno una profondità tale che non dovrebbero essere confusi con l’attuale pensiero new age, dove il reiki viene spesso scambiato per una tecnica energetico emozionale fine a sé stessa, capace di favorire l’autoguarigione nelle persone, appoggiando banalmente le mani sul corpo.
Un altro importante insegnamento riguardava la cura interiore dell’individuo, che poteva avvenire solo attraverso la pratica della meditazione, unita a quella esteriore, che comprendeva la comprensione del karma e una corretta condotta etica, considerata la medicina spirituale per tutti i disturbi.
Quest’ultima veniva condensata in cinque precetti fondamentali da ripetere mentalmente o verbalmente due volte al giorno, seduti in posizione gassho (a gambe incrociate).
Il primo precetto recita “solo per oggi non ti arrabbiare” e come sappiamo la rabbia è l’emozione disturbante più deleteria che in un istante brucia anche un karma estremamente favorevole;
il secondo precetto afferma “solo per oggi non ti preoccupare “, ovvero consiglia di andare oltre le speranze e le paure nei confronti di un futuro immaginario che non possiamo conoscere e si può riassumere con il vivere nel “qui ed ora”;
il terzo precetto espone “solo per oggi sii umile” e lavora sull’illusione causata dall’egocentrismo, che porta a sentirci superiori agli altri;
il quarto precetto indica “solo per oggi sii onesto nel tuo lavoro” e presuppone il rispetto verso se stessi e gli altri;
infine il quinto precetto enuncia “solo per oggi sii compassionevole con te stesso e con gli altri” e ci ricorda lo sviluppo della bodhicitta (la compassione equanime), che è il cuore degli insegnamenti buddhisti.
Come abbiamo potuto constatare, l’originaria pratica del reiki è chiaramente inscindibile dal dharma ed è sintetizzata in questi cinque pensieri basilari ai quali sono state integrate delle antiche tecniche energetiche di origine shintoista, in grado di adeguare questo metodo a qualsiasi tipo di studente, senza che debba per forza aderire ad alcuna fede religiosa.
Il termine “reiki” non è stato coniato direttamente dal suo fondatore, piuttosto sembra provenire da un generale della marina giapponese di nome Hayashi (colui che trasmise per primo il reiki in occidente in una versione laica più semplificata) e pare si riferisse ai portentosi metodi di guarigione di Usui, del quale era discepolo.
Mikao Usui definiva il suo metodo una tecnica di guarigione che opera contemporaneamente sul piano energetico (andando a riequilibrare gli scompensi nel nostro sistema energetico) e spirituale (aiutandoci a diventare parte della coscienza universale).
Risulta abbastanza intuibile che la capacità di guarigione di ognuno, dipenda in particolar modo dal grado di realizzazione spirituale acquisito, insieme al livello di esperienza maturato sul campo, per tale motivo è consigliabile seguire un percorso spirituale profondo e dedicare più tempo possibile alla pratica del reiki.
Nei giorni nostri ogni persona può decidere liberamente di diventare un operatore reiki, in tal caso vi consiglio di affidarvi ad un maestro scrupoloso che vi trasmetta sensazioni positive.
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Tags: Buddhismo, Counselor Olistico, Guarigione, Master Reiki, Matteo Ferrarini, Meditazione, Mikao Usui, reiki Categories: Reiki, Buddhismo, Meditazione